Art à Poche – Arte & Cultura

di Elisa Bochicchio

Boldini, lo spettacolo della Modernità

 

Il mese scorso sono andata a visitare la mostra di Boldini allestita ai musei San Domenico di Forlì, per festeggiare il mio compleanno, sapevo che Boldini sarebbe stato l’ideale.

Già dal titolo della mostra possiamo capire cosa suscita la pittura di Boldini: spettacolo!

Pennellate frettolose gesti veloci e inconsulti danno forma ad una società pittorica fatta di donne eleganti e libere, disinibite:

« Le donne di Boldini, sono nature flessuose e disinibite che mostrano senza reticenza un modello di bellezza erudito e, spogliandosi, affermano la loro autodeterminazione di individui maturi e emancipati, pienamente consapevoli della propria femminilità. Nature fantastiche e conturbanti, raggiungono eccitate lo studio dell’artista, impazienti di sfuggire al protocollo dei loro palazzi, di slacciare i rigidi corpetti di stecche di balena, per abbandonarsi, libere finalmente, nel tepore del boudoir, di sentirsi loro stesse protagoniste, ammirate e soprattutto comprese, di fronte al “fauno”, a quel piccolo uomo al quale non sanno tacere i loro più reconditi desideri.
Boldini non le giudica, perché giudicarle significherebbe rinnegare la sua natura dissoluta ma, anzi, le incoraggia a esprimersi, raccoglie le loro confessioni, le loro angosce e le induce a riflettere sulla fatuità del tempo e dell’amore che vive di un solo attimo.
L’artista sa cogliere a volo quel momento, quello irripetibile, in cui la bellezza appare più sfolgorante e in cui le sue muse si mostrano più disinvolte e naturali. Eppure questi ritratti ricolmi di tanta bellezza sono spesso perturbati da un senso di provvisorietà, che aleggia velata, che freme nell’aria e negli sguardi ora struggenti, ora superbi o malinconici, di femmine insoddisfatte e irrequiete, colpevoli di vanità, complici compiaciute e sopraffatte da quella immagine certamente sconveniente che il genio italiano darà di loro.
L’artista esalta il loro ego ritraendole spesso soltanto un attimo prima che, sopraggiungendo l’autunno della vita, la loro bellezza appassisca per sempre, che le loro foglie di rose profumate comincino a cadere. A volte, come uno stregone, raccoglie i fragili petali e con un gesto d’amore ricompone quei fiori appassiti restituendogli un attimo di eterna primavera. »
(Panconi, 2008)

Ed è proprio questa la magia di Boldini, questo piccolo fauno, deriso per la propria statura ma grande come nessun altro degli ”italiani a Parigi” a ritrarre le donne, le quali desideravano ardentemente mostrarsi, a volte imbarazzate a volte spavalde, ma in ogni caso per essere, per manifestare la propria presenza non come cornice ad una società fatta di uomini, sebbene la pittura di Boldini possa sembrare una sorta di pittura di corte, per la quale le donne dell’epoca si sottoponevano a cure dimagranti al limite dell’assurdo, per apparire al meglio o solo per apparire io ci leggo una sorta di autodeterminazione, donne, solitamente facenti parte di famiglie benestanti, che si prendono il possesso del proprio corpo attraverso le pennellate sinuose e frenetiche del pittore ferrarese.

Un caso emblematico riguardo quanto detto sopra è quello del ritratto che Boldini realizza per Donna Franca Florio, la donna ci appare splendida nel suo abito nero acceso dalla lunghissima collana di perle che sappiamo il marito le regalò per farsi perdonare i suoi numerosissimi tradimenti; marito che non accettò questo quadro, nel quale la propria moglie appariva troppo libera nel mostrare se stessa e il proprio corpo fasciato dall’abito, così ne fece realizzare un altro nel quale elle dovette indossare un acollatissimo (ma certamente splendido) abito nero più consono, secondo il marito, ad una moglie.

Beh a parte il mio disprezzo per il sessismo dell’epoca, mi pare quasi opera del karma che il secondo ritratto non si sia più trovato sebbene forse nemmeno realizzato mentre il primo viene oggi mostrato nella cornice dei Musei San Domenico, una rivincita per Franca e per la sua bellezza.

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Nel complesso la mostra è meravigliosa, si snoda dai primi anni di lavoro di Boldini e dalla sua vicinanza ai macchiaioli per poi addentrarsi nella vita parigina con un’apoteosi di ritratti di donne bellissime vestite di abiti altrettanto meravigliosi, nella penultima sala troviamo anche quadri di altri artisti come Corcos (altro mio grandissimo amore <3) e De Nittis per concludere con un parallelismo tra i ritratti del pittora ferrarese con quelli di Goya della corte spagnola.

Ai Musei San Domenico ci si addentra nei primi anni del secolo ed è un’esperienza bellissima, per cui vi consiglio caldamente di visitare la mostra, aperta fino al 14 Giugno e di lasciarvi incantare dagli occhi e dagli abiti delle splendide donne ritratte.

 

Mi piace concludere con un’altra citazione, di Diego Martelli:

« La sua pittura è un ammasso di lasciarlo e di fatto, di falso e di vero, che bisogna prenderlo com’è. E non ci vuotare il capo a farci sopra delle teorie; né si può dire che quando siete davanti a un suo lavoro, possiate non guardarlo, egli affascina, vi corbella, vi mette il capo sottosopra; sentite che quella faccenda che avete sotto gli occhi è una profanazione della vostra divinità, ma purtuttavia ci trovate gusto, lo gnomo vi inviluppa, vi sbalordisce, vi incanta, le vostre teorie se ne vanno, ed egli ha vinto. »

La pittura di Boldini vince, vince l’eleganza, la bellezza ed anche la libertà.

 

 

 

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1 Comment

  1. Maicol

    Bello eli… 😉

    Reply

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