Art à Poche – Arte & Cultura

di Elisa Bochicchio

Ciao Milano!

Milano è sempre una buona idea!

C’è chi la odia, chi la ama, io penso semplicemente che a livello artistico abbia sempre nuovi spunti e la mia bucket’s list è ancora piena di cose da spuntare.

L’ultima volta, all’inizio di Aprile, ho visitato la mostra a Palazzo Reale; la Pinacoteca Ambrosiana, il CrazycatCafè (da brava gattara), la Fondazione Prada, la nuova Darsena e sant’ Eustorgio.

 

Giorno 1

Andando per ordine, la mostra sul simbolismo mi ha accolta gelida come sempre Palazzo Reale sa essere, non so come facciano quei poveri ragazzi/e della guardiania, ma veniamo a noi; il buon Daverio ci conduce (tramite un’installazione video) in quello che sarà il percorso museale soffermandosi sulla nascita del simbolismo come lotta combattuta a colpi di pennello contro il progresso e le sue macchine a vapore, i simbolisti non ne volevano sapere di treni, stazioni, velocità, la lora è un ripresa ancestrale della natura, dell’onirico. Così la prima sala ci conduce nel mondo in bilico tra sogno e incubo dei fiori del male, una lotta continua tra spleen e ideal che rimane il filo conduttore della mostra anche nel confronto eros-thatatos delle sale successive. Le donne che i simbolisti dipingono si fanno donne vampire sensuali e pericolose come sirene terrestri che incantano con la loro voce suadente, anche la morte diventa seducente, tanto che le cleopatre uccise dal fatale morso del serpente sembrano sospese in un attimo di dolore ed estasi all’unisono. I corpi si avvinghiano, la scena si fa indecifrabile come ne: ”l’eletto” di Hodler, in cui queste sei madonne 400esche traslate dal loro contesto accolgono, qui il nuovo eletto, con in mano dei fiori, simbolo di rinascita com’è l’arbusto accanto al bambino, uno scheletrino di albero in divenire. Il rapporto uomo-natura è costante, contro quello uomo-macchina che vorrebbe il progresso 800esco, così si torna alla forma panica della natura, alla sua forza di rinascita soprattutto, non mancano opere, infatti, sulla primavera nelle sue varie personificazioni. La lotta al progresso è talmente sentita che si torna alle credenze ancestrali, alle parche che spezzano i fili della vita, alle processioni bizantine e alla mitologia, molteplici sono i corpi avvinghiati di sirene e marinai intenti a contemplare, anch’essi, il loro istante di dolore ed estasi prima di essere trascinati negli abissi.

Io penso che i simbolisti avessero ragione, in un era in cui si dipingeva in maniera fotografica (vedi i cari impressionisti) e in cui si iniziava a fotografare, l’arte pittorica o scultorea doveva essere un’evasione da questa realtà perchè si sa, si può morire di realtà, ma non di sogni, di sogni si vive, nei sogni si è liberi, senza inibizioni, senza pudore, senza Accademie pronte a bacchettare o meno le varie opere, nei sogni si è tutto e niente si è veri e finti allo stesso tempo, quindi ben venga il simbolismo e tutto il suo mistero.

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Dopo pranzo mi sono diretta alla Pinacoteca Ambrosiana, nella quale non ero mai stata. La Pinacoteca è un luogo meraviglioso, con moltissime pale d’altare e mostre di stampo religioso accanto ai preziosi tesori di Settala, ex voto e meravigliose reliquie con capelli imprigionati, pur essendo un po’ labirintica la pinacoteca ci conduce tramite divisioni geografiche (sala tedesca/francese etc) in meravigliosi mondi fatti di colori ad olio e vetrate di cattedrale. Era una splendida giornata di sole e dalle vetrate filtrava una luce meravigliosa, ho scattato qualche foto all’esterno, nella balaustra che separa le varie sale e che affaccia sull’abside della chiesa, c’era pochissima gente e mi sono sentita in pace con il mondo, è un luogo davvero meraviglioso nella sua struttura e se siete amanti dei libri come me l’ultima sala, quella in cui viene gelosamente custodita la ‘canestra di frutta’ del Caravaggio vi sorprenderà piacevolmente, perchè è la struttura dell’originaria biblioteca ambrosiana, una sala dalle pareti ricoperte di volumi, ed è subito un balzo nella bella e la Bestia quando Bell resta estasiata di fronte all’immensa biblioteca, qui la luce è meno fiabesca e la sala è più piccola ma l’effetto è lo stesso, vorreste prendere una di quelle scale scorrevoli e farvi scegliere da un libro (perchè sono loro a scegliere voi questo è risaputo) in men che non si dica <3

E ora Crazy Cat Cafè, mi sono messa anche un cerchietto con le orecchie per l’occasione ( vi risparmio le occhiate perplesse e le ricorrenti domande ricevute XD) ma devo dire che i gatti non hanno apprezzato molto, anzi mi hanno soffiato e volevano tendermi un super attacco ahahha, quindi ho dovuto rinunciare al cerchietto, comunque devo dire che per quanto sia carino, perchè se amate i gatti ogni luogo con almeno un gatto acquista di valore, questo Cat Cafè non è assolutamente al livello di quello di Torino, in cui l’atmosfera che si respira è molto più leggera e rilassata, qui non so se a causa dell’apertura di solo qualche mese fa gli ‘addetti ai lavori’ hanno una certa ansia nel lasciare i gatti vicino agli avventori del bar, e il ragazzo all’ingresso in particolar modo preferiva venirsi a prendere il gatto in braccio anche quando questo si avvicinava di sua spontanea volontà, io dico apri un bar senza gatti e ti risparmi l’ansia o no?! Per il resto ho preso un the buonissimo e me l’hanno servito in una tazza con le orecchie quindi nulla da obbiettare su questo punto, dovrebbero solo rilassare un po’ l’atmosfera così da trasmettere positività anche ai gatti, spero ci riescano in futuro.

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Giorno 2

Miuccia mia, tu si che la sai lunga…Preambolo per parlare della Fondazione Prada il nuovo ‘place-to-be’ di Milano. Complesso di edifici preindustriali come piace tanto nel 2016, per gli studenti costa 8 euro, direi abbastanza onesto; bisogna lasciare gli zaini nel guardaroba che sembra più l’ingresso di un carcere di massima sicurezza, come anche il bagno nel quale non sono riuscita a chiudermi dentro perchè sembrava un bunker anti atomico, quindi partiamo con il disagio di prima mattina, a parte questo la fondazione si dirama in vari edifici nei quali sono esposte opere di sola arte contemporanea, da quello che ho capito le opere non sono sempre le stesse, ovvero c’è una parte di collezione permanente (vedi quella della grotta rifatta da una stampante 3d) e il resto è in continuo divenire. Ok lo dico subito per me è un posto in cui essere visti/ farsi vedere, alcune opere sono valide e poi onestamente non sta a me dirlo se lo siano o meno, ma è proprio l’atmosfera che si respira quella di gente che si mette in ghingheri per andare a sfilare tra vecchi capannoni post industriali e far finta di avere la sindrome di Stendhal davanti ad ogni installazione. Io amo l’arte contemporanea, non tutta ovviamente, ma alla Fondazione Prada ho trovato poche cose che mi colpissero davvero, però è stata una bella esperienza, soprattutto non vedere la porta a vetri e pensare fosse un varco aperto così schiantarsi contro il suddetto vetro davanti al famoso (e molto carino devo ammettere) bar Luce di Wes Anderson e ad un nuvolo di fescion blogger ahahah vabbè comunque se capitate a Milano fateci un giro e taggatevi ovviamente! 😉

From Miuccia to Porta Ticinese per vedere la nuova Darsena, molto carina a dire il vero anche se nel mio essere nostalgica preferisco i vecchi Navigli, c’era il sole e si stava bene e ho potuto scattare delle belle foto alla gente spiaggiata come non facevo da tempo <3

Dopo un gelato e un giro per negozi mi sono avventurata dentro sant’Eustorgio che io chiamavo ”eugustorio” fino all’altro ieri ahaha, una bellissima chiesa nella quale sono stata trascinata da un vecchietto addetto ai lavori a vedere l’opera più bella di Milano, ovvero la cappella Portinari, nella quale compare la famosa venere con bambino con le corna che avrete sicuramente visto su qualche sito di misteri ahah io almeno l’avevo vista ma non avevo assolutamente idea si trovasse a Milano; la cappella è magnifica e la parte più spettacolare è la cupola fatta di scaglie colorate come l’irradiazione della luce divina sulla famiglia Portinari che la commissionò.

Il giro del secondo giorno finisce qui perchè si, ebbene si ho una vita sociale e dovevo prepararmi per una festa di laurea al famoso Gattopardo, una bellissima chiesetta sconsacrata che è stata adibita a discoteca, piccolina ma molto bella, nella quale hanno fatto anche uno spettacolo di tessuti quindi hanno tutto il mio amore.

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Ok ora sguscerò dalle coperte e mi attiverò, al prossimo post <3

stay rude, stay artistic

Elisa

 

 

 

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